il tempo lento che ticchetta nella mia lingua e
quello veloce nella tua, non l’acciufferai più
cavalieri baltici oltre il Dnepr errarono in sella
spunta lo spettro di Babele come la bardana
ricoperta dai semi degli etnonimi
la luna azzurroluna
sorge ogni sette anni in Andalusia, un corvo
ferito, uscito di buon’ora nel piccolo borgo
dormiente, con un bagliore rosso, dissennato
plenilunio, nel mantener promesse, nel risplendere miraggi
son impari le spartizioni, i passi superano l’eco
dei passi, non di soppiatto ti avvicinerai alla morte
sono selvatici i cani, irriconoscibili le tue
sillabe, fiori di vento, sebbene sia lo stesso
vento, che accompagnò le lande dell’Asia
un vento così forte che è impossibile proferire
parola, sediamo sull’erba dietro casa e taciamo
guarirei, sarei domestico, imparerei
ad afferrare l’osso lanciato, a imitare a un tempo
voci in tutte le lingue, ma è già ora
[31 agosto-3 settembre 2004]
Braziūnas, Vladas. E ramosa ci accershierà la sera [Ir siaus mus vakaras šakotas] / Cura e traduzione dal lituano di Pietro U. Dini. – Novi Ligure (AL): Joker, 2013. – P. 77.